Cosa significa essere un adventure oggi
Gli adventure punta e clicca di una volta hanno lasciato la loro eredità a Zack & Wiki di Capcom e ai suoi acuti puzzle ambientali. E se il genere tornasse in gran spolvero ripartendo da una nuova linea evolutiva?
Parliamo, come si sarà intuito dal titolo e dal sottotitolo dell’editoriale, di avventure. Tanto, tanto tempo fa, grazie a nomi colossali quali Infocom (quando ancora il genere era fatto di solo testo), LucasArts e Sierra, gli adventure, con l’accento posto su storia e personaggi, i loro elenchi di verbi o di icone e i loro complessi enigmi basati su dialoghi e oggetti, regalarono al mondo dei videogiochi capolavori immortali, senza contare che alcuni dei pochi tie-in da film o fumetti veramente riusciti sono stati creati proprio grazie alle delizie del punta e clicca: basti ricordare i due Indiana Jones di LucasArts, Sam & Max: Hit the Road oppure il più tardo Blade Runner.
Cosa è accaduto a questo genere, e soprattutto a quando si può far risalire la sua improvvisa caduta nell’oblio? Sappiamo solo che, quasi in un sol colpo, gli adventure vecchia maniera parvero essere spazzati via con un colpo di spugna, finendo per essere sostituiti, a poco a poco, da raccolte di puzzle più o meno inseriti in un contesto coerente che pian piano hanno perduto anche quel poco di orgoglio che rimaneva all’adventure puro, scordando l’importanza della ricerca stilistica e della costruzione di un tutto unico. Oggi, forse, si percepiscono i segnali di una timida rinascita del vecchio punta e clicca, ma la verità è che, dal lato qualitativo, gli adventure di ‘quarta generazione’ sembrano soffrire di un distruttivo complesso d’inferiorità da LucasArts. Aggrappandosi a schemi risolutivi vecchi di dieci anni senza tentare di riproporne la complessità o la logica interna, questi adventure diluiti cercano di vincere e convincere l’appassionato nostalgico con qualche sequenza di dialoghi e un paio di enigmi che non riescono mai a spingersi troppo in là: è il caso dei nuovi episodi di Sam & Max, che a tratti portano alla mente gli antichi fasti ma che tutto sommato paiono arrendersi, anziché adattarsi, alle meccaniche del nuovo millennio. In una situazione come questa sarebbe forse meglio, pur serbando nel proprio cuore gli incancellabili ricordi di quell’epoca d’oro, un drastico restart, peraltro in un certo senso già iniziato.
Giochi come Zack & Wiki, Hotel Dusk e Phoenix Wright, pur affrontando il problema da angolazioni diverse (il primo costruendo singoli enigmi ambientali basati sulla fisica reale che vanno risolti con una sequela di azioni concatenate, gli altri due ponendo più l’accento su logica, psicologia e narrazione), fanno tesoro delle lezioni impartite dall’adventure classico e allo stesso tempo addivengono a strutture nuove e completamente personali. Non sarà un caso se tanti videogiocatori individuano proprio nei titoli sopracitati la tanto agognata rinascita del caro, vecchio adventure punta e clicca: per farsi una cultura sul genere com’era un tempo basta recuperare i classici.
[Da Game Pro 008]
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