La preservazione del materiale videoludico, sia hardware che software, e la divulgazione della cultura che lo circonda sono a parer mio un dovere morale per chi si occupa del medium, un passo imprescindibile per sancire il rilievo di una certa forma espressiva e del suo retaggio. Sebbene abbia sempre preferito il supporto fisico (console, confezioni, riviste et similia) e di conseguenza la conservazione di quest’ultimo, e non mi stancherò mai di applaudire idee e iniziative correlate come il ViGaMus (in cui posso orgogliosamente dire di aver avuto una seppur minima parte), e sebbene sia una fiera collezionista che non butta mai via nulla, bisogna ammettere che anche e soprattutto online, dov’è più semplice trovare e organizzare lo spazio, archivi e repositori virtuali si sprecano. Da MobyGames al mio beniamino Hardcore Gaming 101, tutta una schiera di siti, blog e network si assicura di placare l’angoscia di chi teme che la memoria storica del Videogioco possa andar perduta come lacrime nella pioggia.
Dopo un simile cappello introduttivo, vi chiederete, cosa c’entrerà mai GOG.com?
Orbene, GOG.com a parer mio non è solo un negozio, bensì qualcosa di molto simile alla versione online di un museo con biglietto d’ingresso.
Aprire la sua softeca per la prima volta mi ha riportato indietro di vent’anni, all’epoca in cui la mia passione per i videogiochi esplose in tutta la sua virulenza. Titoli di cui fino a quel momento avevo letto solo su rivista, di cui mi ero al massimo immaginata il funzionamento e che credevo recuperabili solo montando gli .EXE su DOSBox, sempre a patto di recuperarli, mi si dispiegavano davanti affiancandosi ad altri divenuti a tutti gli effetti miti della mia infanzia. E tutto completo di scansioni delle copertine originali, di manuali e di ogni altro materiale incluso nella confezione: se non è un’amorevole opera di recupero e preservazione questa, allora molto poco altro lo è. C’entrerà pur sempre il succitato DOSBox, ma ciò non fa meno lodevole l’idea di rendere il tutto accessibile alle masse e bene organizzato in un singolo luogo ancorché virtuale, senza le miopi barriere della protezione software a rompere le uova nel paniere della diffusione globale di autentici classici irrinunciabili. Anche questo fa cultura.
GOG.Com non ha bisogno certo di ulteriore pubblicità da parte di un qualsiasi blog, ma non erano questi gli intenti del post: l’avevo più pensato come una piccola considerazione sull’argomento, come un “grazie” di cuore gridato a CDProjekt per avermi fatto luccicare gli occhi più di una volta di fronte alla possibilità di rivivere il mio passato, e allo stesso tempo di avere una seconda occasione di conoscere tutto ciò che ho perso. Dunque grazie GOG.Com, e direi anche viva gli anni ’90.
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